

Monsignor Castellucci incontra i giornalisti: «Non lasciatevi abbagliare dalle fake news»
Si è svolto all’insegna della memoria del beato Odoardo Focherini, di cui ricorre il 75° del martirio, l’incontro avvenuto ieri tra monsignor Erio Castellucci, amministratore apostolico della diocesi di Carpi e i giornalisti, per la festa del loro patrono San Francesco di Sales. Prima la messa nella chiesa dell’Adorazione (frequentata dallo stesso Odoardo e poi dalla moglie Maria Marchesi) e poi il confronto nelle sede della Fondazione Fossoli, ex sinagoga. Dopo i saluti della padrona di casa, Cleofe Filippi, vice presidente della Fondazione Fossoli, è stato monsignor Gildo Manicardi, vicario generale, a illustrare le tappe commemorative del 75° anniversario della morte di Focherini che culmineranno nel convegno del 23 maggio in Cattedrale nel contesto della Festa del Patrono, cui parteciperanno decine di studiosi e che ha ricevuto il patrocinio del Comune. Da parte sua, partendo Del messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni sociali, il Vescovo Erio ha esortato a non «tagliare le radici della memoria», e a fare attenzione alle parole nonché alle fake news e al fenomeno degli ‘hater’ o leoni da tastiera.
Da: https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/il-direttore-risponde-odoardo-focherini
Gentile direttore,
sono una nipote di Odoardo Focherini e vista
l’attenzione che ad “Avvenire” avete sempre nei confronti del nonno, mi
fa piacere inviarvi il testo che mia figlia Virginia di 12 anni (nipote
di Rodolfo Focherini, quarto figlio di Odoardo) ha svolto in classe. Il
tema era questo: «Immagina di vivere un’epoca del passato. Scrivi una
lettera a un familiare o a un amico/a in cui descrivi il contesto in cui
ti trovi». Virginia si è talmente immedesimata nel dolore del nonno
Rodolfo, da farlo suo: il testo sembra scritto proprio da mio padre.
Cordiali saluti.
Cristina Focherini
Marcena, 12 agosto 1944
Caro
Babbo, come stai? Io sto bene ma sento la tua mancanza. Ieri siamo
partiti per la città a te più cara, Marcena. Quando siamo entrati nella
rustica solita stanza, lo zio ci ha fatto una sorpresa: ha separato la
stanza! Una parte è per me e Attilio e l’altra per le mie sorelle; ero
davvero felice! Olga però era un po’ arrabbiata perché, essendo la più
grande, sentiva il bisogno di una camera tutta per sé: non la biasimo,
ma alla fine si è trovata bene.
Se ti stessi chiedendo che ora siano,
sono le otto di sera. Oggi siamo andati a funghi e ne abbiamo presi
molti. Un poco di essi li abbiamo regalati, ma abbiamo ancora due cesti
di vimini pieni di porcini e finferli. Come ogni volta, abbiamo fatto a
gara a chi ne prendeva di più; per la prima volta ho superato Olga e ho
vinto. Avevo solo cinque funghi in più, ma per me è sempre un grande
traguardo.
Il pomeriggio sono stato male: raffreddore e male alla
schiena; sono stato a letto, ma Attilio continuava a darmi fastidio
“Giochiamo? Dai giochiamo con il trenino? Giochiamo?”, continuava a dire
e mi dava il mal di testa. Alla fine gli ho urlato di finirla e lui ha
pianto. È subito accorsa la Mamma che lo ha consolato; dopo avergli
asciugato le lacrime lo ha rimproverato perché non doveva importunarmi
se stavo male. Lui lo ha capito e mi ha chiesto scusa e io ho fatto lo
stesso. Oggi è stata una giornata intensa e vado a dormire. Alla Mamma
manchi tanto, sai? Manchi molto anche a me; manchi molto a tutti.
Rodolfo
Bolzano, 9 settembre 1944
Caro Dodino (Odoardo
Focherini chiamava il figlio Rodolfo “Dodino”), qui dove sono io si sta
benissimo: ho un bel pigiama a righe blu e bianche e dormo su un comodo
letto di legno. Mi spiace che il tuo mal di schiena persista e che tu
abbia il raffreddore. Salutami tutte le tue sorelle e Attilio. Di’ a
quest’ultimo che non ti doveva dar fastidio, anche se sono felice che
sia riuscito a capire il proprio errore; inoltre potresti riferire a
Olga che quando crescerà capirà che avere l’aiuto di quattro sorelle è
importante e molto utile. Salutami la piccola Paola e voglio che tu le
insegni a distinguere vari tipi di funghi velenosi e sani: porcini,
finferli e champignon.
Dodino, ti devo dare un incarico molto molto
importante: ogni mattina sveglia la Mamma con un bacio; il bacio che tu
le darai sarà come se glielo dessi io. Di’ alla Mamma che la amo e che
mi manca; mi mancate tutti, soprattutto Paola con cui sono stato troppo
poco tempo.
È ora di mangiare e non vedo l’ora di mangiare quel buon
pezzo di carne succulenta che ci danno. Non vedo l’ora di tornare da voi
e vedere come siete cresciuti.
Ti voglio bene, Dodino, il tuo Babbo Odoardo
Carpi, 2 gennaio 1945
Caro
Babbo, quando torni? Ti aspetto sempre davanti alla porta dopo aver
fatto i compiti. Quando torni? Alcune persone ci hanno detto che sei
morto, ma io so che non è così, vero? Tu sei ancora là e stai aspettando
di uscire, vero? Ti voglio bene, il tuo Dodino
Carpi, 7 maggio 1945
Dolce
Babbo, dove ti trovi? Sento sempre di più la tua mancanza. La Mamma è
sempre triste e sta sempre e solo in casa; quando tornerai? I miei
famigliari sono tristi e stanno in lutto, ma io so che sei vivo e quando
meno ce lo aspetteremo tu ritornerai. Bacerai la Mamma, ci abbraccerai
tutti e farai fare i salti in aria a Paola. Ti aspetto, Dodino
Marcena, 12 agosto 1946
Caro
Babbo, dove sei? Ti aspetto, ma non arrivi mai… ti voglio qui con me;
ti vogliono tutti qui. Molte persone mi dicono di smettere di pensare
che tu sia vivo, ma tu non sei morto, io lo sento, io lo so. La Mamma
non è più la stessa, non sorride più, ma io faccio, come mi hai detto,
la sveglio con un bacio. Dodino
Marcena, 26 luglio 1947
Mi manchi tanto, Babbo. Dodino
Virginia
Cara
signora Cristina, dico semplicemente grazie a lei e sua figlia Virginia
per aver condiviso con me e con noi tutti questa bella e delicata
“pagina” di scuola e di vita. Trovo che sia una commovente dimostrazione
di come la trasmissione affettuosa e partecipe, di generazione in
generazione, della memoria familiare e collettiva sia un bene davvero
grande. Brava o bravo l’insegnante che ha saputo far germogliare tutto
questo in uno scritto. Bravissima Virginia. Non c’è una parola aspra in
questa corrispondenza frutto dell’immedesimazione di sua figlia con il
nonno, ancor bambino, e il bisnonno deportato dai nazifascisti e morto
in campo di concentramento a causa del suo impegno per salvare uomini e
donne italiani o di origine straniera, quasi tutti ebrei, che allo
sterminio nei campi voluti da Hitler sarebbero stati destinati. E c’è
tutta la forza dell’amore familiare e dell’amore cristiano che legava e
lega i membri di una famiglia italiana, speciale eppure eguale a tante
altre. Un amore che non esclude e che si comunica. Leggere e riflettere
scalda davvero il cuore. Soprattutto di questi tempi, dove asprezze e
smemoratezze fanno breccia tra non pochi italiani ed europei e persino
tra i credenti.
È vero, cara signora, tutti noi di “Avvenire” abbiamo
una gratitudine, una devozione e una passione speciali per Odoardo
Focherini, primo e unico giornalista italiano a essere riconosciuto
Beato dalla Chiesa. Ogni edizione di “Avvenire” viene pensata e
impostata idealmente assieme a lui, sotto i suoi occhi. Ho voluto che
una copia del suo Decreto di beatificazione e del primo numero
post-bellico del suo giornale bolognese “L’Avvenire d’Italia” (che
assieme al milanese “L’Italia” ha dato vita al nostro quotidiano) ci
guardassero dalla parete della sala dove al mattino teniamo la nostra
quotidiana Riunione di Redazione. Per fare il “giornale del giorno che
viene” bisogna aver chiaro che l’Avvenire è amore e memoria, stare
sempre dalla parte dei più deboli, mantenere occhi buoni e tranquillo
coraggio della scelta. Come Odoardo ci ha insegnato e ancora ci insegna.
Pay > Rovigo Pay Giovedì 23 Gennaio 2020
GAVELLO
Nella ricorrenza della Giornata della memoria la Biblioteca comunale di Gavello dedica una serata a Odoardo Focherini, martire e Giusto fra le nazioni, beatificato nel 2013 per il suo esempio e l’impegno a favore degli ebrei durante i terribili momenti dell’Olocausto. Domani alle 21 ospite della Biblioteca sarà il nipote Francesco Manicardi, giornalista e scrittore, per ripercorrere la vita del nonno partendo dall’impegno civile e politico nell’Azione Cattolica fino alla prigionia e alla morte nei lager nazisti. Odoardo Focherini era un noto dirigente d’azienda ed intellettuale cattolico, medaglia d’oro al merito civile, iscritto nell’Albo dei Giusti per la sua attività a favore degli ebrei per la quale fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Hersbruck, in Germania, dove morì a 37 anni di età. Nel 2012, Papa Benedetto XVI firmò il decreto che ne riconosce il martirio in odium fidei, aprendo la via alla beatificazione celebrata nella sua Carpi l’anno successivo. Nella serata il nuovo Comitato di gestione della Biblioteca, che recentemente ha confermato Paolo Rimbano alla presidenza, propone la conoscenza della figura e della vita di Focherini, stimolando una profonda riflessione sul sacrificio compiuto a costo della propria vita in difesa dei più alti valori dell’umanità. Dal carcere, Focherini ebbe modo di dire al cognato: «Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli ebrei, rimpiangeresti di non averne salvati in numero maggiore…». La serata è aperta alla partecipazione del pubblico.M. Ten.
Il tuo contributo per il pozzo “Beato O. Focherini” in Burkina Faso
Lo scorso 13 dicembre, in occasione dello spettacolo “Missa Gaia”, all’Auditorium San Rocco, che ha dato il via alle celebrazioni per il 75° del martirio di Focherini, Ho Avuto Sete Onlus aveva lanciato il progetto di solidarietà per la costruzione di un pozzo intitolato al Beato in Burkina Faso. Con i 501,70 euro ricevuti la sera del concerto, ed altre donazioni, i fondi raccolti ammontano attualmente ad un totale di 1606,70 euro. Durante la visita dei rappresentanti di Ho Avuto Sete, che si terrà dal 3 al 12 marzo prossimi, saranno inaugurati tre pozzi, fra cui quello che porta il nome di Focherini. Chi desidera contribuire al progetto può effettuare un versamento direttamente tramite bonifico all’Associazione Ho avuto sete, specificando la causale “Donazione Pozzo O. Focherini”. IBAN: IT42O 05387 23302 00000 2066225
Sabato 17 marzo i responsabili della Comunità Capi dell’AGESCI (Scout Cattolici) della Zona di Modena si sono recati a Carpi nell’ambito di una due giorni sul tema del discernimento.
Gli oltre 130 rappresentanti Scout, divisi in gruppi, hanno seguito le tracce del Beato Odoardo Focherini e della Venerabile Marianna Saltini (Mamma Nina).
A raccontare la vicenda umana e spirituale di Odoardo è stato uno dei nipoti di Focherini, il giornalista Francesco Manicardi, con l’ausilio di documenti e fotografie dell’Archivio familiare.
La domenica il gruppo AGESCI modenese è stato protagonista della Celebrazione eucaristica in Cattedrale e della visita al Campo di concentramento Fossoli.
Il 3 febbraio scorso a Vigevano (Pavia) è stato proclamato beato Teresio Olivelli, ufficiale degli Alpini nella campagna di Russia e poi partigiano cattolico, morto nel campo di concentramento di Hersbruck a 29 anni il 17 gennaio 1945. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, e concelebrata da una quindicina di vescovi, tra i quali quello di Bamberg (l’arcidiocesi bavarese in cui si trova Hersbruck) mons. Ludwih Schick e il vescovo di Carpi Mons. Francesco Cavina.
Presente anche una delegazione dell’Azione Cattolica Italiana guidata dal presidente Matteo Truffelli, il Presidente della Fondazione Fossoli Pierluigi Castagnetti e una delegazione diocesana di Carpi con familiari del beato Odoardo Focherini.
Olivelli, formatosi nell’Azione Cattolica e nella FUCI, dopo un’iniziale adesione culturale al fascismo ne comprese l’aberrazione e si schierò decisamente contro la guerra, prendendo parte alla Resistenza nel Nord Italia, durante la quale scrisse la celebre “Preghiera del Ribelle”.
Arrestato e deportato al Campo di Fossoli, destinato alla fucilazione per rappresaglia al Poligono di Cibeno la mattina del 12 luglio 1944, riuscì a salvarsi grazie all’aiuto di Odoardo Focherini, suo compagno di prigionia, che lo nascose all’interno del lager e gli procurò cibo e protezione. Scoperto e ricongiunto a Odoardo nel campo di concentramento di Gries (Bolzano), fu condotto in Germania nei lager di Flossenburg ed Hersbruck dove si prestò come interprete dal tedesco per i compagni di prigionia, subendo al posto loro insulti e percosse.
Fu Olivelli a vegliare Focherini morente nell’infermeria del campo e ad accogliere il testamento spirituale di Odoardo, riferendolo ai compagni di lager prima di soccombere lui stesso, pochi giorni dopo, a causa della violenza di un kapò.
Di Teresio Olivelli, dichiarato martire in odio alla fede, il vescovo di Vigevano Maurizio Gervasoni ha detto: “Pensando al nuovo beato mi viene alla mente l’immagine di cui si serve spesso papa Francesco quando si rivolge ai giovani.
Il papa raccomanda: ‘Non siate giovani-divano’. È l’invito a non chiudersi in se stessi. Che riecheggia nelle parole dello stesso beato, il quale scriveva “non devi credere che una vita veramente cristiana sia un viaggio in vagone letto” perché, la santità fiorisce nelle zolle dei nostri campi, germina nelle nostre concrete situazioni, respira nelle nostre case, gioca nei nostri cortili, cammina sulle nostre strade”.
di Francesco Manicardi