
E’ la fede nuziale la reliquia ufficiale scelta dalla Diocesi di Carpi per il beato Odoardo Focherini. Si tratta della vera originale che il giovane Odoardo ricevette da un’altrettanto giovane Maria Marchesi nel 1930, come impegno di amore eterno nel giorno del matrimonio. Focherini aveva con se la fede nuziale il giorno dell’arresto nel marzo 1944. Venne quindi fatta uscire dal carcere e consegnata alla moglie Maria poco dopo l’arresto del giornalista da parte dei nazi-fascisti. L’anello d’oro rimase per anni tra i pochi oggetti personali del marito in possesso di Maria Marchesi. Nel maggio del 1989, alla sua scomparsa, la fede è stata ereditata da Luca Semellini, nipote di Focherini ed orafo a Carpi, che l’ha conservata con cura, come si fa con gli oggetti cari di famiglia, senza tuttavia immaginare di avere in mano la reliquia del futuro beato.
Non senza un’inevitabile pausa di riflessione Semellini ha deciso di accogliere quest’anno la richiesta della Diocesi di concedere con la formula del “prestito perenne” la vera nuziale. Ha potuto però contribuire alla creazione del reliquiario, in particolare modo alla parte centrale, quella che vede incastonata la fede d’oro (vedi foto). “E’ stata una esperienza bella e vorticosa, che mi ha portato a creare di getto. Credo di averci messo tutto quello che volevo esprimere – ha affermato Semellini nel fornire i dettagli dell’opera – La fede nuziale è saldamente ancorata alla croce, a rappresentare un’unione che mi pare abbia accompagnato tutta la vita del nonno. Appoggia su di una supporto rotondo, simbolo di eternità, per dimostrare che le persone, le loro idee ed i buoni intenti non hanno tempo”.
Il nipote di Focherini ha poi voluto mettere il filo spinato. “Va inteso come sacrificio, olocausto, nonché comunione con la passione di Gesù e la corona di spine. Lo stesso filo – precisa – è volutamente e prepotentemente divelto per dimostrare l’impossibilità dello stesso di contenere le idee e l’immortalità del nonno, che rimane vivo dentro noi, in quelli che ha salvato ed in tutti coloro che ne porteranno avanti la memoria e gli insegnamenti”. La scelta di mettere l’anello inclinato non è casuale ma al fine di “poter scorgere il nome del nonno e della nonna, oltre che la particolare lavorazione. Ho unito l’opera con sette saldature, quanti sono i figli avuti dalla coppia. Una di queste è stata poi volutamente staccata per rappresentare Attilio, il figlio morto ad 11 anni nell’estate del 1946”, racconta l’orafo carpigiano.
Il resto del reliquiario è opera di Paul De Dos Moroder che ha utilizzato legno della Val di Non mentre i sassi provengono da Hersbruck, il campo di concentramento dove Focherini morì nel dicembre del 1944 e con ogni probabilità finì in un forno crematorio. L’impossibilità di avere il corpo od una parte di esso, come avviene spesso per santi e beati, ha posto il problema della scelta della reliquia ufficiale. La decisione di Luca Semellini di concedere la fede nuziale del nonno è stata fondamentale quanto preziosa. Gli oggetti personali del Beato infatti giunti fino a noi sono pochi: una penna stilografica, un orologio, un’armonica, un vestito elegante, una fisarmonica ed una cassettiera. In quest’ultimi casi, in effetti, sarebbe stato davvero complesso avere un reliquiario degno di questo nome.
(Articolo a cura di Alberto Solieri, giornalista)