I Giusti a Riva del Garda

https://www.ladigetto.it/interno/riva-arco-torbole/131494-i-giusti-della-montagna.html

Per la Giornata dei Giusti si tiene nella sede della Sat in via Fiume 54 l’incontro con la storica Maria Luisa Crosina «I Giusti della montagna»

La Giornata dei Giusti dell’umanità, istituita nel 2017 dal Parlamento italiano, è dedicata «a mantenere viva e rinnovare la memoria di quanti, in ogni tempo e in ogni luogo, hanno fatto del bene salvando vite umane, si sono battuti in favore dei diritti umani durante i genocidi e hanno difeso la dignità della persona rifiutando di piegarsi ai totalitarismi e alle discriminazioni tra esseri umani».
In occasione della ricorrenza, la prof.ssa Maria Luisa Crosina terrà una serata il cui obiettivo è far conoscere tre «Giusti della montagna»: Ettore Castiglioni, Adamello Collini e Odoardo Focherini. Tre esponenti della Sat che si sono spesi in maniera totale per aiutare ebrei, perseguitati politici, dissidenti e militari che dovevano scappare o allontanarsi dal regime, sfruttando la via delle vette.
 
Ettore Castiglioni (Ruffré, 1908 – Valmalenco, 1944), uno degli alpinisti più importanti del Novecento, dopo l’8 settembre si attivò per salvare tantissimi fuoriusciti, in Valpelline al confine con la Svizzera. Però alla fine venne scoperto e incarcerato, accusato e poi rilasciato. Ma proseguì nella sua attività e nel nel marzo del ‘44 venne catturato e nuovamente incarcerato, in Svizzera. Denudato per impedirgli la fuga, riuscì a fuggire ma l’abbigliamento inadatto lo portò alla morte per assideramento mentre scendeva dal passo del Forno.
 
Adamello Collini (Pinzolo, 1890 – lager di Mathausen, 1945), guida alpina di Pinzolo, costruì il rifugio Bedole in val di Genova, oggi a lui intitolato. Aiutò più persone che potè, accompagnando partigiani, soldati alleati e profughi al passo del Tonale, da dove potevano mettersi in salvo. Quando fu catturato e interrogato, affermò che al di sopra di qualsiasi codice vi è una legge che invece di proibire obbliga ad accogliere: la legge di Dio. Deportato, morì nel campo di Melk nel lager di Mauthausen.
 
Odoardo Focherini (Carpi, 1907 – Hersbruck, 1944), figlio di genitori trentini emigrati in pianura, fu un dirigente d’azienda, intellettuale, medaglia d’oro al merito civile. Svolse la sua azione in Emilia dove, all’emanazione delle leggi razziali, si adoperò per ottenere carte d’identità in bianco così da permettere ai fuggitivi di entrare in Svizzera, mettendo insieme una vera e propria organizzazione clandestina per salvare gli ebrei. Il 12 marzo 1944 venne incarcerato; morì in carcere a causa di una setticemia non curata.

Rimini

Da: https://www.chiamamicitta.it/rimini-cerimonia-in-memoria-dellex-questore-di-fiume-palatucci-medaglia-doro-al-merito-civile-e-giusto-tra-le-nazioni/

Nella mattinata di oggi in occasione dell’Anniversario della morte di Giovanni Palatucci, Questore di Fiume, Medaglia d’Oro al Merito Civile e Giusto tra le Nazioni, organizzata dalla Questura di Rimini si è tenuta una cerimonia commemorativa presso il Cinema Teatro Tiberio. La cerimonia, accompagnata dall’esecuzione dei brani “La vita è bella” e “Hallelujah” da parte di una giovane violinista, si è svolta alla presenza delle autorità cittadine, del Prefetto di Rimini Dr.ssa Padovano e del Vescovo Monsignor Nicolò Anselmi. Alla cerimonia hanno partecipato due scuole secondarie di 1° grado di Rimini,  la Scuola Dante Alighieri e la Scuola Panzini, i cui alunni hanno letto due brani, di Liliana Segre ed Odoardo Focherini.

Giorno della Memoria

Shmuel in piedi sulla destra parla agli studenti

Oggi nella scuola superiore di Tel Mond (in Galilea, Israele) gli studenti hanno ascoltato alcune testimonianze sulla Shoah e la persecuzione degli ebrei in Europa. Tra i relatori anche Shmuel Almoslino che è nato grazie alla salvezza trovata dalla sua mamma e dal suo papà (dai suoi nonni e i suoi zii) nell’amicizia con don Dante Sala e l’attivazione della famiglia di Silvio e Lidia Borghi e di Odoardo Focherini.

Da sinistra i nonni e i genitori di Shmuel durante la guerra

AC Cesena

Da: https://www.corrierecesenate.it/Diocesi/Focherini-un-martire-testimone-di-Pace

21/01/2023 di Francesca Siroli

“Ma Dio il babbo l’ha mandato per noi o per gli altri?”. Nella domanda che uno dei figli pose alla madre, quando era bambino, si concentra l’esistenza del beato Odoardo Focherini, martire e ‘giusto tra le nazioni’ per lo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme.

Luminosa figura di laico, marito e padre amorevole, Focherini ha pagato con la vita la sua coerenza cristiana. Negli anni della Seconda guerra mondiale creò una rete di aiuto agli ebrei perseguitati, per questo fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Hersbruck (Germania) dove morì a soli 37 anni, “offrendo la mia vita in olocausto per la mia diocesi, per l’Azione cattolica, per L’Avvenire d’Italia e per il ritorno della pace nel mondo”, come scrisse nel suo testamento spirituale. 

A lui e alla moglie Maria Marchesi è stato dedicato l’incontro ‘Testimone di pace’ che si è tenuto oggi a Palazzo Ghini, organizzato dall’Azione cattolica con il patrocinio del Comune di Cesena e dell’associazione Benigno Zaccagnini.

A ripercorrerne la vita è stata la nipote Maria Peri, 48enne ricercatrice storica che da anni si dedica a portare avanti la memoria dei nonni e alla divulgazione della loro vicenda. “Grazie agli ottimi maestri, tra cui il fondatore della comunità di Nomadelfia don Zeno Saltini, Odoardo ha fatto suoi i valori dell’Ac di preghiera, azione e sacrificio, consapevole che lo spirito deve incarnarsi nell’esistenza quotidiana” racconta la nipote, la cui madre Paola è l’ultima dei setti figli nati dal matrimonio dei nonni.

“Odoardo e Maria si incontrarono per la prima volta in una vacanza sui monti nel 1925, sposandosi cinque anni dopo. Si trovarono subito: entrambi di origine trentini e modenesi di adozione, amanti della montagna, cresciuti nell’Azione cattolica e due spiriti liberi”.

Accanto all’attività di assicuratore, Focherini fu giornalista, collaboratore dell’Osservatore Romano e dell’Avvenire d’Italia, di cui divenne anche amministratore delegato. “Soprattutto in tempi difficili, Odoardo credeva che la stampa fosse uno strumento indispensabile per continuare a dire la verità. L’Avvenire negli anni del fascismo provò a essere un giornale libero per quel che poteva e per questo aveva una buona tiratura”, sottolinea Maria Peri.

Con l’introduzione delle leggi razziali, nel 1938, Focherini si attivò subito per aiutare gli ebrei procurando loro, con la complicità di alcuni sacerdoti, certificati di battesimo falsi per poter lasciare l’Italia. Durante la guerra, insieme a don Dante Sala, corse molti rischi per mettere in salvo in Svizzera 105 ebrei. Scoperto, passò diversi mesi nel carcere di Bologna, fu traferito a Fossoli, poi a Bolzano e da lì in Germania.

“Dopo l’arresto, continuò in carcere a essere l’uomo che era sempre stato fuori, fu una forma di resistenza  ─ afferma ancora la nipote ─. Lontano da casa, sentiva l’urgenza di essere presente tra i suoi familiari: scrisse 166 tra lettere e biglietti. Nelle sue parole si intravede un cammino spirituale evidente e la consapevolezza del martirio che si avvicina. Ma Odoardo non è arrivato da solo sul calvario, con lui c’è sempre la moglie Maria”.

Lo si capisce dai dialoghi scritti che i due sposi si scambiano, segno di un legame indissolubile: stesse espressioni d’amore, parole di fede, speranza e di progettualità del futuro. “Sono rimasti fedeli l’uno all’altro nel loro progetto di vita, anche nei 45 anni di vedovanza di Maria che, dopo la morte del marito, ha ritrovato la forza di andare avanti e ricoprire, nonostante il dolore, il ruolo pubblico in occasione dei tanti riconoscimenti che lui riceveva”, sottolinea la nipote.

All’incontro, moderato dal giornalista Cristiano Riciputi, era presente il vescovo Douglas. Monsignor Regattieri ha ricordato Focherini, di cui quest’anno ricorrono i dieci anni dalla beatificazione, come “una figura amatissima a Carpi”, sua diocesi d’origine.